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31-05-2016

Nell’ottobre 2016, presso il Conservatorio di Musica “F. Cilea” di Reggio Calabria, data la ricorrenza del 150° della nascita di Francesco Cilea, si terrà un Convegno internazionale di studi con il quale si intende stimolare, proprio a partire da un’opera del compositore calabrese, Gloria (Milano, 1907), l’approfondimento sul tema del ritorno al Medioevo nell’Opera italiana dal Seicento al Novecento.

Si invitano gli studiosi interessati, che abbiano svolto ricerche su quest’argomento, a presentare proposte di relazione, inviando un abstract che dovrà contenere il titolo provvisorio della relazione e un testo che indichi l’argomento della ricerca svolta, la sua importanza e i risultati ottenuti.
Il documento potrà essere inviato per posta elettronica ai seguenti indirizzi: nmaccavino @ alice.it - 55gpit @ alice.it

Gli abstract dovranno pervenire entro il 30 giugno 2016; alle studiose e agli studiosi sarà comunicata l’eventuale accettazione entro il 10 luglio 2016.

Gloria, su libretto di Colautti, è l’ultima opera di Cilea.

Ambientata nella Siena medievale, si tratta di una variazione della storia  di Romeo e Giulietta. Venne accolta freddamente alla Scala (1907), dove l’ambiente milanese chiuse definitivamente con Cilea anche a causa dell’ostracismo di Toscanini che dall’alto della sua influenza poteva permettersi di fare il bello e il cattivo tempo, offendendo il compositore calabrese che, forse anche a causa di questa vicenda, abbandonò poi il genere operistico.

Largamente riveduta, Gloria torna in scena a Napoli e poi a Roma (1938), ma non riuscirà  entrare in repertorio.

Non c’è dubbio che il libretto non fosse congeniale a Cilea: troppo truce e inattuale il soggetto per un compositore, dall’animo gentile e delicato, trovatosi ad affrontare situazioni violente e marziali.

Non può comunque, a nostro avviso, continuare a essere obliata un’opera che contiene pagine di rara bellezza musicale come l’intero primo atto, connotato da una coloristica orchestrazione che anticipa quella respighiana, armonie cangianti e raffinate, un efficace e coinvolgente concertato finale. Dopodiché l’opera comincia a pagare il prezzo della sofferta sintonia del Compositore con il soggetto, e dopo un pur travolgente preludio del secondo atto, bisognerà attendere la fine per ritrovare un più convincente afflato lirico.

L’opera può essere ascoltata in versione integrale dalla registrazione del 1969 a Torino (RAI) o del 1997 al Festival di San Gimignano, entrambe reperibili su cd. “O mia cuna fiorita” (soprano) e “Pur dolente son io” (tenore) sono tra le arie più ricorrenti nei repertori odierni.

Francesco Romano