Concerto lirico sulla terrazza del MArRC11 agosto 2022 ore 21

PROGRAMMA

G. DONIZETTI, Roberto Devereux, Forse in quel cor sensibile

Domenico Cagliuso

 

G. DONIZETTI, L’elisir d’amore, Come paride vezzoso

Angelo Parisi

 

G. ROSSINI, La cambiale di matrimonio, Dite presto dove sta

Domenico Cagliuso, Angelo Parisi

 

G. PUCCINI, La Bohème, Quando m’en vo’

Delia Mazzamati

 

V. BELLINI,  I Puritani, Ah! per sempre io ti perdei

Domenico Cagliuso

 

V. BELLINI, Il Pirata, Sì, vincemmo, e il pregio io sento

Angelo Parisi

 

G. DONIZETTI, L’elisir d’amore, Ardir. Ha forse il cielo… Ecco il magico liquore

Domenico Cagliuso, Yijie Ke

 

G. DONIZETTI, Don Pasquale, Pronta io son

Angelo Parisi, Delia Mazzamati

 

G. DONIZETTI, Don Pasquale , Cheti, cheti immantinente

Domenico Cagliuso, Angelo Parisi

 

G. DONIZETTI, L’elisir d’amore , Barcarola a due voci

Domenico Cagliuso, Delia Mazzamati

 

Accompagnatore al pianoforte: Matteo Lattarùlo

Presentatrice: Sofia Fava


NOTE DI SALA

a cura di Sofia Fava

Buonasera signore e signori, eccoci nuovamente insieme in questo unico scenario mozzafiato sotto le stelle che ci permette di evocare un’atmosfera magica coronata dalla bellezza leggendaria dello Stretto, in uno dei luoghi che più rappresenta la nostra città: il Museo Archeologico Nazionale, che per la seconda volta quest’anno ospita gli eventi canori delle “Notti d’estate al Museo”, con la collaborazione del direttore Malacrino, che ringraziamo ancora, e con la gradita presenza di alcuni studenti del Conservatorio Francesco Cilea che stasera ci permetteranno di ascoltare una selezione di brani d’opera, frutto del lungo e accurato studio con la meravigliosa professoressa Serenella Fraschini, che salutiamo con un caloroso applauso.

Entriamo adesso insieme del vivo della serata presentando un celebre brano tratto dall’opera di Donizetti “Roberto Devereux”, in cui si intrecciano storie di amori, amicizie, tradimenti e morte nella corte inglese della regina Elisabetta I. Il Duca di Nottingham, con il brano “Forse in quel cor sensibile”, promette a Devereux, conte d’Essex, di combattere fino alla fine per provare a salvarlo dalla sua condanna a morte per tradimento. Un brano di empatia e di amicizia, che fa venir meno la concezione della virilità per cui l’uomo non può piangere o soffrire.

Signore e signori, “Forse in quel cor sensibile”.

Forse in quel cor sensibile
Si fe' natura il pianto:
D'una fatal mestizia
Anch'io son preda intanto,
Anch'io mi struggo in lagrime …
Ed il perché non so!
Talor mi parla un dubbio,
Una golosa voce …
Ma la ragion sollecita
Sperde il sospetto atroce;
AH! Che mai nel cor degli angeli
La colpa entrar non può.

 

Donizetti ci accompagna ancora stasera con una delle opere più celebri: “L’elisir d’amore”, storia d’amore a lieto fine tra Adina e Nemorino, il quale si presenta  preoccupato e ingelosito dal sergente della guarnigione del villaggio, Belcore, che con un mazzetto di fiori corteggia Adina con il brano “Come Paride vezzoso”.
Come Paride vezzoso
Porse il pomo alla più bella,
Mia diletta villanella,
Io ti porgo questi fior.
Ma di lui più glorïoso,
Più di lui felice io sono,
Poiché in premio del mio dono
Ne riporto il tuo bel cor.

Veggo chiaro in quel visino
Ch'io fo breccia nel tuo petto.
Non è cosa sorprendente;
Son galante, son sergente.
Non v'ha bella che resista
Alla vista d'un cimiero;
Cede a Marte, Dio guerriero,
Fin la madre dell'Amor.

 

Anche nell’opera rossiniana “La cambiale di matrimonio” si riscontra la presenza di un amore felice e a lieto fine, ostacolato però da un matrimonio combinato tra Fanny, innamorata dello storico amico di famiglia Edoardo,  e un ricco negoziante canadese, il quale viene sfidato a duello dallo stesso Edoardo per far si che non sposi la sua amata Fanny.

Con il duetto “Dite presto dove sta”, il mercante americano e il padre della ragazza discutono la decisione del negoziante di non voler più sposare Fanny; il padre non capisce, declama che la “figlia è in ordine” e che non comprende dove si trovi  il problema, non comprende  “dove sta la difficoltà”.

MILL

Dite presto,

dove sta questa gran difficoltà?

SLOOK

Oh ci sta,

ma non si sa, e nemmeno si saprà.

MILL

Ella ha tutti i requisiti,

e non trovo in lei mancanze.

SLOOK

Forse troppo, anzi, abbondanze,

ma, cor mio, per non fa.

MILL

Mantenete la parola,

Non si viene con inganni.

SLOOK

Sono qua a pagarvi i danni,

e così si finirà.

 

A Due

MILL

Questo è un procedere da americano,

ma di ficcarmela si spera invano.

La figlia è in ordine,

la carta canta,

e il signor flemma la sposerà.

SLOOK

Questo è un precedere da uomo onesto.

Vi pago il debito,

né cerco il resto.

Non sa che vogliono

cavarmi gli occhi;

non me li cavano per verità.

MILL

Signor americano!

SLOOK

Signor europeo!

MILL

Voi dunque avete voglia di morire?

SLOOK

Grazie al cielo, non ho questa intenzione

MILL

Vo' darvi una lezione

Perché impariate

ad esser di parola

SLOOK

Ohimè! Che anche il papà!...

MILL

Spada, o pistola...

A due:

Ecco il guanto,

v'aspetto fra un'ora;

vi consiglio di far testamento.

Della rabbia non vedo, non sento...

Ah! Eh! Ih!... sì, vi voglio ammazzar.

SLOOK

Grazie tante!

M'imbarco fra un'ora:

Occhi... a morte...

che bel complimento!

Non si cavano:

e fo giuramento,

Che vuò intero alla patria tornar.

 

Adesso ci accompagnerà Giacomo Puccini in una caotica Parigi della prima metà del XIX secolo. Nella celeberrima Bohème, descrive le vicende spensierate di un gruppo di giovani artisti parigini, ognuno con le proprie passioni, ognuno con i propri amori. Una vecchia fiamma del pittore Marcello è la bella e vanitosa Musetta, che con il brano “Quando m’en vo’”, nato come piccolo valzer per pianoforte, vuole attirare l’attenzione dello stesso

Marcello dopo aver dichiarato che con il suo fascino nessuno può resisterle.

 MUSETTA

Quando m’en vo' soletta per la via,

La gente sosta e mira

E la bellezza mia tutta ricerca in me

Da capo a pie'...

Ed assaporo allor la bramosia

Sottil, che da gli occhi traspira

E dai palesi vezzi intender sa

Alle occulte beltà.

Così l'effluvio del desìo tutta m'aggira,

Felice mi fa!

E tu che sai, che memori e ti struggi

Da me tanto rifuggi?

So ben le angosce tue non le vuoi dir,

Ma ti senti morir!

 

Vincenzo Bellini ci racconta le vicende che si svolgono presso Plymouth, in Inghilterra nel XVII secolo, al tempo di Oliver Cromwell, politico e militare calvinista. Ne “I Puritani” si descrivono le vicende del triangolo amoroso tra Elvira, il suo innamorato Arturo e Sir Riccardo, anch’esso innamorato di Elvira. Con il brano “Ah per sempre io ti perdei”, Riccardo esprime tutta la sua disperazione per il suo amore non corrisposto, che sarà la causa per “la vita che m’avanza/ che sarà piena di dolor!”

Ah! Per sempre io ti perdei,

Fior d'amore, o mia speranza;

Ah! La vita che m'avanza

Sarà piena di dolor!

Quando errai per anni ed anni

In poter della ventura,

Io sfidai sciagura e affanni

Nella speme del tuo amor.

 

L’amore tormentato e tradito fa da sfondo all’opera “Il pirata”, di Vincenzo Bellini, il quale descrive le vicende belliche di una calda Sicilia del 1200.

Una battaglia sul mare è appena stata vinta da Ernesto, capo della flotta degli Angiò, uomo che ha rinchiuso il padre della moglie per costringerla a sposarlo, nonostante la ragazza fosse innamorata di Gualtiero, nemico d’armi di Ernesto.

Signore e signori, ecco a voi “Sì, vincemmo e il pregio io sento”.

Sì, vincemmo, e il pregio io sento 

di sì nobile vittoria;

ma che vostra è la mia gloria

cavalieri, io sento ancor.

Se divisi nel cimento

fur gli affanni e le fatiche,

dividete in mura amiche

la mia gioia, il mio splendor.

 

Donizetti ci accompagna ancora tra le note dell’ ”L’elisir d’amore”, tra le vicende amorose di Adina e Nemorino, il quale, sente dell’arrivo del dottor Dulcamara in città, un ciarlatano molto propenso a vendere belle parole ingannando gli ingenui. Sarà proprio Nemorino, con il brano “Ardir! Ha forse il cielo mandato”, a chiedere a Dulcamara una pozione amorosa per conquistare la sua bella Adina; una pozione come quella che usò la leggendaria regina Isotta, un elisir d’amore.

NEMORINO

(Ardir! Ha forse il cielo

Mandato espressamente per mio bene Quest'uom miracoloso nel villaggio. Della scïenza sua voglio far saggio.) Dottore, perdonate ...

È ver che possediate

Segreti portentosi? ...

DULCAMARA

Sorprendenti.

La mia saccoccia è di Pandora il vaso.

NEMORINO

Avreste voi ... per caso ...

La bevanda amorosa Della regin Isotta?

DULCAMARA

Ah! ... che? ... che cosa?

NEMORINO

Voglio dire ... lo stupendo

Elisir che desta amore

DULCAMARA

Ah! sì, sì, capisco, intendo,

Io ne son distillatore.

NEMORINO

E fia vero?

DULCAMARA

Se ne fa

Gran consumo in questa età.

NEMORINO

Oh fortuna! e ne vendete? ...

DULCAMARA

Ogni giorno a tutto il mondo.

NEMORINO

E qual prezzo ne volete?

DULCAMARA

Poco ... assai ... cioè ... secondo ...

NEMORINO

Un zecchin ... null'altro ho qua ...

DULCAMARA

È la somma che ci va.

NEMORINO

Ah! prendetelo, dottore.

DULCAMARA

Ecco il magico liquore.

 

Don Pasquale, opera buffa in tre atti di Gaetano Donizetti che ci fa immergere in un singolare insieme di avvenimenti comici ed equivoci, descrivendo l’amore tra Ernesto, nipote di Don Pasquale, e Norina, una giovane vedova di modeste origini. L’amore è inizialmente contrastato da Don Pasquale, il quale desidererebbe che il nipote sposi una ricca e nobile zitella per proteggere la sua eredità. Ma sarà l’intraprendente medico Malatesta, amico di Ernesto, a cambiare le sorti della storia, con uno stratagemma rivelato a Norina con il brano “Pronta io son”.

NORINA

Pronta io son; pur ch'io non manchi

all'amore del caro bene.

Farò imbrogli, farò scene,

so ben io quel ch'ho da far.

MALATESTA

Voi sapete se d'Ernesto

sono amico, e ben gli voglio;

solo tende il nostro imbroglio

Don Pasquale a corbellar.

N0RINA

Siamo intesi; prendo impegno.

MALATESTA

lo la parte ora v'insegno.

 

Don Pasquale e il dottor Malatesta adesso invece sorprendono i due amanti nascosti in un boschetto, solo che Don Pasquale non ha idea di essere solamente vittima di una farsa: infatti crede che la moglie lo tradisca e vuole rompere il matrimonio, in realtà si tratta di Norina, nascosta da un velo, che sta solo interpretando un ruolo.

Ecco a voi il brano “Cheti, cheti, immantinente”.

DON PASQUALE

dà segni d'inquietudine

Cheti, cheti, immantinente

nel giardino discendiamo;

prendo meco la mia gente,

il boschetto circondiamo;

e la coppia sciagurata

a un mio cenno imprigionata,

senza perdere

un momento conduciani dal podestà.

MALATESTA

lo direi.., sentite un poco.

Noi due soli andiam sul loco;

nel boschetto ci appostiamo,

ed a tempo ci mostriamo.

E tra preghi, tra minacce

d'avvertir l'autorità,

ci facciam dai due prometter

che la cosa resti là.

DON PASQUALE

È sì fatto scioglimento

poco pena al tradimento.

MALATESTA

Riflettete, è mia sorella.

DON PASQUALE

Vada fuor di casa mia,

altri patti non vo' far.

MALATESTA

È un affare delicato,

vuoi ben esser ponderato.

DON PASQUALE

Ponderate,

esaminate,

ma in mia casa non la vo'.

MALATESTA

Uno scandalo farete,

e vergogna poi ne avrete.

DON PASQUALE

Non importa.

MALATESTA

Non conviene, non sta bene:

altro modo cercherò.

riflette intanto

DON PASQUALE

imitandolo

Non sta bene, non conviene...

Ma lo schiaffo qui restò.

(pensano tutti e due)

lo direi...

MALATESTA

come inspirato

L'ho trovata!

DON PASQUALE

Benedetto! Dite presto.

MALATESTA

Nel boschetto quatti quatti ci appostiamo,

di là tutto udir possiamo.

S'è costante il tradimento

la cacciate su due pie'!

 

Concludiamo adesso la nostra piacevole serata con un celebre duetto tratto dell’Elisir D’amore. Il sergente fanfarone, invaghito della bella Adina, le dichiara il suo amore e la volontà di stare con lei facendo leva sull’importanza del suo status sociale per conquistarla. Adina fa finta di accettare, lo prende in giro, ma infine si innamorerà del contadino Nemorino, da sempre segretamente innamorato di lei.

Ecco a voi il brano “Barcarola a due voci”.

DULCAMARA

«Io son ricco, e tu sei bella,

Io ducati, e vezzi hai tu.

Perché a me sarai rubella,

Nina mia, che vuoi di più?»

ADINA

«Quale onore! - un senatore

Me d'amore - supplicar!

Ma, modesta gondoliera,

Un par mio mi vo' sposar.»

DULCAMARA

"Idol mio, non più rigor,

Fa felice un senator.»

ADINA

«Eccellenza! troppo onor;

Io non merto un senator.

DULCAMARA

«Adorata Barcarola,

Prendi l'oro e lascia amor.

Lieve è questo, e lieve vola:

Pesa quello, e resta ognor.»

ADINA

«Quale onore! - un senatore

Me d'amore - supplicar!

Ma Zanetto - è giovinetto;

Ei mi piace, e il vo' sposar.»

DULCAMARA

«Idol mio, non più rigor;

Fa felice un senator.»

ADINA

«Eccellenza! troppo onor;

Io non merto un senator.»

TUTTI

Bravo, bravo Dulcamara!

La canzone è cosa rara;

Sceglier meglio non può certo

Il più esperto - cantator.