G. DONIZETTI, Roberto Devereux, Forse in quel cor sensibile
Domenico Cagliuso
G. DONIZETTI, L’elisir d’amore, Come paride vezzoso
Angelo Parisi
G. ROSSINI, La cambiale di matrimonio, Dite presto dove sta
Domenico Cagliuso, Angelo Parisi
G. PUCCINI, La Bohème, Quando m’en vo’
Delia Mazzamati
V. BELLINI, I Puritani, Ah! per sempre io ti perdei
Domenico Cagliuso
V. BELLINI, Il Pirata, Sì, vincemmo, e il pregio io sento
Angelo Parisi
G. DONIZETTI, L’elisir d’amore, Ardir. Ha forse il cielo… Ecco il magico liquore
Domenico Cagliuso, Yijie Ke
G. DONIZETTI, Don Pasquale, Pronta io son
Angelo Parisi, Delia Mazzamati
G. DONIZETTI, Don Pasquale , Cheti, cheti immantinente
Domenico Cagliuso, Angelo Parisi
G. DONIZETTI, L’elisir d’amore , Barcarola a due voci
Domenico Cagliuso, Delia Mazzamati
Accompagnatore al pianoforte: Matteo Lattarùlo
Presentatrice: Sofia Fava
NOTE DI SALA
a cura di Sofia Fava
Buonasera signore e signori, eccoci nuovamente insieme in questo unico scenario mozzafiato sotto le stelle che ci permette di evocare un’atmosfera magica coronata dalla bellezza leggendaria dello Stretto, in uno dei luoghi che più rappresenta la nostra città: il Museo Archeologico Nazionale, che per la seconda volta quest’anno ospita gli eventi canori delle “Notti d’estate al Museo”, con la collaborazione del direttore Malacrino, che ringraziamo ancora, e con la gradita presenza di alcuni studenti del Conservatorio Francesco Cilea che stasera ci permetteranno di ascoltare una selezione di brani d’opera, frutto del lungo e accurato studio con la meravigliosa professoressa Serenella Fraschini, che salutiamo con un caloroso applauso.
Entriamo adesso insieme del vivo della serata presentando un celebre brano tratto dall’opera di Donizetti “Roberto Devereux”, in cui si intrecciano storie di amori, amicizie, tradimenti e morte nella corte inglese della regina Elisabetta I. Il Duca di Nottingham, con il brano “Forse in quel cor sensibile”, promette a Devereux, conte d’Essex, di combattere fino alla fine per provare a salvarlo dalla sua condanna a morte per tradimento. Un brano di empatia e di amicizia, che fa venir meno la concezione della virilità per cui l’uomo non può piangere o soffrire.
Signore e signori, “Forse in quel cor sensibile”.
Forse in quel cor sensibile
Si fe' natura il pianto:
D'una fatal mestizia
Anch'io son preda intanto,
Anch'io mi struggo in lagrime …
Ed il perché non so!
Talor mi parla un dubbio,
Una golosa voce …
Ma la ragion sollecita
Sperde il sospetto atroce;
AH! Che mai nel cor degli angeli
La colpa entrar non può.
Donizetti ci accompagna ancora stasera con una delle opere più celebri: “L’elisir d’amore”, storia d’amore a lieto fine tra Adina e Nemorino, il quale si presenta preoccupato e ingelosito dal sergente della guarnigione del villaggio, Belcore, che con un mazzetto di fiori corteggia Adina con il brano “Come Paride vezzoso”.
Come Paride vezzoso
Porse il pomo alla più bella,
Mia diletta villanella,
Io ti porgo questi fior.
Ma di lui più glorïoso,
Più di lui felice io sono,
Poiché in premio del mio dono
Ne riporto il tuo bel cor.
Veggo chiaro in quel visino
Ch'io fo breccia nel tuo petto.
Non è cosa sorprendente;
Son galante, son sergente.
Non v'ha bella che resista
Alla vista d'un cimiero;
Cede a Marte, Dio guerriero,
Fin la madre dell'Amor.
Anche nell’opera rossiniana “La cambiale di matrimonio” si riscontra la presenza di un amore felice e a lieto fine, ostacolato però da un matrimonio combinato tra Fanny, innamorata dello storico amico di famiglia Edoardo, e un ricco negoziante canadese, il quale viene sfidato a duello dallo stesso Edoardo per far si che non sposi la sua amata Fanny.
Con il duetto “Dite presto dove sta”, il mercante americano e il padre della ragazza discutono la decisione del negoziante di non voler più sposare Fanny; il padre non capisce, declama che la “figlia è in ordine” e che non comprende dove si trovi il problema, non comprende “dove sta la difficoltà”.
MILL
Dite presto,
dove sta questa gran difficoltà?
SLOOK
Oh ci sta,
ma non si sa, e nemmeno si saprà.
MILL
Ella ha tutti i requisiti,
e non trovo in lei mancanze.
SLOOK
Forse troppo, anzi, abbondanze,
ma, cor mio, per non fa.
MILL
Mantenete la parola,
Non si viene con inganni.
SLOOK
Sono qua a pagarvi i danni,
e così si finirà.
A Due
MILL
Questo è un procedere da americano,
ma di ficcarmela si spera invano.
La figlia è in ordine,
la carta canta,
e il signor flemma la sposerà.
SLOOK
Questo è un precedere da uomo onesto.
Vi pago il debito,
né cerco il resto.
Non sa che vogliono
cavarmi gli occhi;
non me li cavano per verità.
MILL
Signor americano!
SLOOK
Signor europeo!
MILL
Voi dunque avete voglia di morire?
SLOOK
Grazie al cielo, non ho questa intenzione
MILL
Vo' darvi una lezione
Perché impariate
ad esser di parola
SLOOK
Ohimè! Che anche il papà!...
MILL
Spada, o pistola...
A due:
Ecco il guanto,
v'aspetto fra un'ora;
vi consiglio di far testamento.
Della rabbia non vedo, non sento...
Ah! Eh! Ih!... sì, vi voglio ammazzar.
SLOOK
Grazie tante!
M'imbarco fra un'ora:
Occhi... a morte...
che bel complimento!
Non si cavano:
e fo giuramento,
Che vuò intero alla patria tornar.
Adesso ci accompagnerà Giacomo Puccini in una caotica Parigi della prima metà del XIX secolo. Nella celeberrima Bohème, descrive le vicende spensierate di un gruppo di giovani artisti parigini, ognuno con le proprie passioni, ognuno con i propri amori. Una vecchia fiamma del pittore Marcello è la bella e vanitosa Musetta, che con il brano “Quando m’en vo’”, nato come piccolo valzer per pianoforte, vuole attirare l’attenzione dello stesso
Marcello dopo aver dichiarato che con il suo fascino nessuno può resisterle.
MUSETTA
Quando m’en vo' soletta per la via,
La gente sosta e mira
E la bellezza mia tutta ricerca in me
Da capo a pie'...
Ed assaporo allor la bramosia
Sottil, che da gli occhi traspira
E dai palesi vezzi intender sa
Alle occulte beltà.
Così l'effluvio del desìo tutta m'aggira,
Felice mi fa!
E tu che sai, che memori e ti struggi
Da me tanto rifuggi?
So ben le angosce tue non le vuoi dir,
Ma ti senti morir!
Vincenzo Bellini ci racconta le vicende che si svolgono presso Plymouth, in Inghilterra nel XVII secolo, al tempo di Oliver Cromwell, politico e militare calvinista. Ne “I Puritani” si descrivono le vicende del triangolo amoroso tra Elvira, il suo innamorato Arturo e Sir Riccardo, anch’esso innamorato di Elvira. Con il brano “Ah per sempre io ti perdei”, Riccardo esprime tutta la sua disperazione per il suo amore non corrisposto, che sarà la causa per “la vita che m’avanza/ che sarà piena di dolor!”
Ah! Per sempre io ti perdei,
Fior d'amore, o mia speranza;
Ah! La vita che m'avanza
Sarà piena di dolor!
Quando errai per anni ed anni
In poter della ventura,
Io sfidai sciagura e affanni
Nella speme del tuo amor.
L’amore tormentato e tradito fa da sfondo all’opera “Il pirata”, di Vincenzo Bellini, il quale descrive le vicende belliche di una calda Sicilia del 1200.
Una battaglia sul mare è appena stata vinta da Ernesto, capo della flotta degli Angiò, uomo che ha rinchiuso il padre della moglie per costringerla a sposarlo, nonostante la ragazza fosse innamorata di Gualtiero, nemico d’armi di Ernesto.
Signore e signori, ecco a voi “Sì, vincemmo e il pregio io sento”.
Sì, vincemmo, e il pregio io sento
di sì nobile vittoria;
ma che vostra è la mia gloria
cavalieri, io sento ancor.
Se divisi nel cimento
fur gli affanni e le fatiche,
dividete in mura amiche
la mia gioia, il mio splendor.
Donizetti ci accompagna ancora tra le note dell’ ”L’elisir d’amore”, tra le vicende amorose di Adina e Nemorino, il quale, sente dell’arrivo del dottor Dulcamara in città, un ciarlatano molto propenso a vendere belle parole ingannando gli ingenui. Sarà proprio Nemorino, con il brano “Ardir! Ha forse il cielo mandato”, a chiedere a Dulcamara una pozione amorosa per conquistare la sua bella Adina; una pozione come quella che usò la leggendaria regina Isotta, un elisir d’amore.
NEMORINO
(Ardir! Ha forse il cielo
Mandato espressamente per mio bene Quest'uom miracoloso nel villaggio. Della scïenza sua voglio far saggio.) Dottore, perdonate ...
È ver che possediate
Segreti portentosi? ...
DULCAMARA
Sorprendenti.
La mia saccoccia è di Pandora il vaso.
NEMORINO
Avreste voi ... per caso ...
La bevanda amorosa Della regin Isotta?
DULCAMARA
Ah! ... che? ... che cosa?
NEMORINO
Voglio dire ... lo stupendo
Elisir che desta amore
DULCAMARA
Ah! sì, sì, capisco, intendo,
Io ne son distillatore.
NEMORINO
E fia vero?
DULCAMARA
Se ne fa
Gran consumo in questa età.
NEMORINO
Oh fortuna! e ne vendete? ...
DULCAMARA
Ogni giorno a tutto il mondo.
NEMORINO
E qual prezzo ne volete?
DULCAMARA
Poco ... assai ... cioè ... secondo ...
NEMORINO
Un zecchin ... null'altro ho qua ...
DULCAMARA
È la somma che ci va.
NEMORINO
Ah! prendetelo, dottore.
DULCAMARA
Ecco il magico liquore.
Don Pasquale, opera buffa in tre atti di Gaetano Donizetti che ci fa immergere in un singolare insieme di avvenimenti comici ed equivoci, descrivendo l’amore tra Ernesto, nipote di Don Pasquale, e Norina, una giovane vedova di modeste origini. L’amore è inizialmente contrastato da Don Pasquale, il quale desidererebbe che il nipote sposi una ricca e nobile zitella per proteggere la sua eredità. Ma sarà l’intraprendente medico Malatesta, amico di Ernesto, a cambiare le sorti della storia, con uno stratagemma rivelato a Norina con il brano “Pronta io son”.
NORINA
Pronta io son; pur ch'io non manchi
all'amore del caro bene.
Farò imbrogli, farò scene,
so ben io quel ch'ho da far.
MALATESTA
Voi sapete se d'Ernesto
sono amico, e ben gli voglio;
solo tende il nostro imbroglio
Don Pasquale a corbellar.
N0RINA
Siamo intesi; prendo impegno.
MALATESTA
lo la parte ora v'insegno.
Don Pasquale e il dottor Malatesta adesso invece sorprendono i due amanti nascosti in un boschetto, solo che Don Pasquale non ha idea di essere solamente vittima di una farsa: infatti crede che la moglie lo tradisca e vuole rompere il matrimonio, in realtà si tratta di Norina, nascosta da un velo, che sta solo interpretando un ruolo.
Ecco a voi il brano “Cheti, cheti, immantinente”.
DON PASQUALE
dà segni d'inquietudine
Cheti, cheti, immantinente
nel giardino discendiamo;
prendo meco la mia gente,
il boschetto circondiamo;
e la coppia sciagurata
a un mio cenno imprigionata,
senza perdere
un momento conduciani dal podestà.
MALATESTA
lo direi.., sentite un poco.
Noi due soli andiam sul loco;
nel boschetto ci appostiamo,
ed a tempo ci mostriamo.
E tra preghi, tra minacce
d'avvertir l'autorità,
ci facciam dai due prometter
che la cosa resti là.
DON PASQUALE
È sì fatto scioglimento
poco pena al tradimento.
MALATESTA
Riflettete, è mia sorella.
DON PASQUALE
Vada fuor di casa mia,
altri patti non vo' far.
MALATESTA
È un affare delicato,
vuoi ben esser ponderato.
DON PASQUALE
Ponderate,
esaminate,
ma in mia casa non la vo'.
MALATESTA
Uno scandalo farete,
e vergogna poi ne avrete.
DON PASQUALE
Non importa.
MALATESTA
Non conviene, non sta bene:
altro modo cercherò.
riflette intanto
DON PASQUALE
imitandolo
Non sta bene, non conviene...
Ma lo schiaffo qui restò.
(pensano tutti e due)
lo direi...
MALATESTA
come inspirato
L'ho trovata!
DON PASQUALE
Benedetto! Dite presto.
MALATESTA
Nel boschetto quatti quatti ci appostiamo,
di là tutto udir possiamo.
S'è costante il tradimento
la cacciate su due pie'!
Concludiamo adesso la nostra piacevole serata con un celebre duetto tratto dell’Elisir D’amore. Il sergente fanfarone, invaghito della bella Adina, le dichiara il suo amore e la volontà di stare con lei facendo leva sull’importanza del suo status sociale per conquistarla. Adina fa finta di accettare, lo prende in giro, ma infine si innamorerà del contadino Nemorino, da sempre segretamente innamorato di lei.
Ecco a voi il brano “Barcarola a due voci”.
DULCAMARA
«Io son ricco, e tu sei bella,
Io ducati, e vezzi hai tu.
Perché a me sarai rubella,
Nina mia, che vuoi di più?»
ADINA
«Quale onore! - un senatore
Me d'amore - supplicar!
Ma, modesta gondoliera,
Un par mio mi vo' sposar.»
DULCAMARA
"Idol mio, non più rigor,
Fa felice un senator.»
ADINA
«Eccellenza! troppo onor;
Io non merto un senator.
DULCAMARA
«Adorata Barcarola,
Prendi l'oro e lascia amor.
Lieve è questo, e lieve vola:
Pesa quello, e resta ognor.»
ADINA
«Quale onore! - un senatore
Me d'amore - supplicar!
Ma Zanetto - è giovinetto;
Ei mi piace, e il vo' sposar.»
DULCAMARA
«Idol mio, non più rigor;
Fa felice un senator.»
ADINA
«Eccellenza! troppo onor;
Io non merto un senator.»
TUTTI
Bravo, bravo Dulcamara!
La canzone è cosa rara;
Sceglier meglio non può certo
Il più esperto - cantator.